Skip to main content

Tratto da Avvenire del 15 maggio 2024

Sotto il manto di Colei che Consolata può consolare, novant’anni fa è cominciata la storia di accoglienza e di educazione dell’Istituto Paritario Maria Consolatrice, innestata nella grande tradizione ambrosiana. Sotto lo sguardo della Madonnina, tra i canali del Naviglio e le terre di campagna,nel 1895 iniziava la costruzione della struttura che poi nel 1934 riceveva il riconoscimento ufficiale dagli enti proposti. Oggi la scuola è frequentata da oltre 1000 studenti e 139 insegnanti, dall’asilo nido ai percorsi delle superiori: liceo linguinstico, scientifico, delle scienze umane e istituto tecnico nel settore amministrazione, finanza e marketing. Come tante storie anche questa è iniziata da un seme piantato ,alla fine dell’800, da un uomo di grande fede: il Beato Padre Arsenio da Trigolo, al secolo Giuseppe Antonio Migliavacca, dà inizio ad un’avventura che attraverso il suo carisma genera

la congregazione delle Suore di Maria Consolatrice che operano al servizio di orfani, anziani, malati incurabili, giovani operaie, bambini e ragazze. Un seme da cui nel tempo sono nate opere di carità, educativa e missionarie. Un seme piccolo, come la porticina che si affaccia sul numero 51 di via Melchiorre Gioia dietro alle quali si apre un mondo che ospita i fiori sbocciati da quella promessa, oggi divenuta un’opera educativa fatta di tanti ordini di scuola, dentro un patto educativo stretto con le famiglie e declinando il motto “fortiter et suaviter (saldi nei principi e amabili nei modi) che il fondatore ha mutuato dai Gesuiti,

la congregazione alla quale dopo l’ordinazione sacerdotale. appartenne fino al suo successivo ingresso (1902) nei Padri Cappuccini. (….) L’amore alla Persona, parola fondativa di questa opera porta con sé un’attenzione a tutto ciò che, esprimendo bellezza, esercita un fascino “attrattivo” verso i giovani e si declina in una formazione adeguata ai tempi. La scuola si propone come “casa” spalancata alla realt° e aperta a tutti proprio perché la Chiesa è universale, e questo spirito, accomuna la vocazione di religiosi e laici che vi operano. –G. Paolucci